Mostre 2020. Zarine, popolane, madri, operaie, artiste attraversano da protagoniste due secoli di storia della Russia nella mostra “Divine e avanguardie. Le donne nell’arte russa”, dal 28 ottobre al 5 aprile 2021 a Palazzo Reale di Milano. Quasi cento i pezzi esposti, per la maggior parte mai visti in Italia, provenienti dal Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, la curatela della sua direttrice scientifica Evgenija Petrova.“Le donne sono la vite su cui gira tutto”, recita un’epigrafe da Lev Tolstoj all’avvio del percorso, che si apre inevitabilmente con una sala di icone: sì, perché fu una donna, la principessa Olga, a introdurre il cristianesimo come religione di Stato nell’antica Russia. La rappresentazione ieratica e stilizzata dell’icona (tuttora familiare nelle case russe nell’altarino dedicato: “l’angolo rosso o bello”) ricorrerà reinterpretata nell’arte nazionale fino alle avanguardie.Altre zarine, meno votate alla spiritualità, segnarono la storia russa: ben quattordici sedettero sul trono imperiale, nove delle quali straniere. Come la polacca Caterina la Grande, rappresentata lussuriosa e crudele nelle serie tv (due le ultime versioni, con Helen Mirren e con Elle Fanning), da ricordare per il governo illuminista e l’espansione territoriale: il ritratto di Dmitrij Levitskij nel sontuoso abito da parata con mantello d’ermellino ne suggerisce potere e carattere. Più discreta nella vita di corte accanto al marito Alessandro III, la bellissima imperatrice Marija Fëdorovna, danese d’origine, è ritratta da Ivan Kramskoj con un vestito decorato dai favolosi gioielli Fabergé e il tipico copricapo russo (pure in preziosi): il kokošnik. Inquieta e insicura l’espressione della di lei nuora, la tedesca Aleksandra Fëdorovna, moglie dell’ultimo zar Nicola II, come presaga del destino dell’intera sua famiglia, sterminata dai rivoluzionari. Nel ritratto a figura intera esposto in mostra ammiriamo il gusto, già novecentesco, della serica robe de soir, ornata da due lunghi file di perle e da una stola di pelliccia leggera. Dmitry Levitsky. Ritratto di Caterina II, 1782
Nella pittura a russa dell’Ottocento apparve anche l’immagine della contadina: nella realtà non ancora affrancata dalla servitù della gleba, nella rappresentazione idilliaca di Aleksej Venetianov ritratta come tipica bellezza slava, bionda e procace. La raffigurazione degli abiti tradizionali contadini come il sarafan, gli stivaletti…
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Source: vogue.it
Mostre 2020: “Divine e avanguardie. Le donne nell’arte russa”
