Djarah Kan, i suoi denti e la sua pennaCon Djarah Kan è stato un incontro-scontro. Ho letto il suo libro, mi è piaciuto, l’ho googlata, l’ho studiata e ho notato le amicizie comuni. Mi sono detta “in gamba la ragazza”, poi mi sono detta “uh, parte di un gruppetto di giovani primedonne, attenzione”. La contatto sui social e nello stesso messaggio in cui mi presento e le chiedo disponibilità per un’intervista la travolgo con puntualizzazioni, chiarimenti, regole di comportamento, le rimando associazioni dirette e critiche alle sue colleghe difficili, una lezioncina sull’educazione e le mie aspettative.A mia discolpa posso dire che venivo da incontri impegnativi e stressanti. Ma. Con grande calma mi pone una sola domanda diretta “Scusa, Veronica, e io cosa centro?”. Non mollo, le spiego e le rispiego perché, perché là, su, giù e lei di nuovo “E questo che cosa ha a che fare con me? Se vuoi intervistarmi bene, se sai già tutto ti saluto” o qualcosa del genere.Già. Tutto giusto. Mi sono seduta sul tappeto del salotto e ho pensato “non ci credo ci sono caduta anche io, la trappola del pregiudizio”. Mi assolvo a metà e mi dico “capitolo chiuso”.Entrambe, credo, abbiamo, nei mesi, ripensato al nostro confronto scritto e forse sentito che non c’eravamo dette nulla, nulla che contasse. Avevo sbagliato i preliminari per una delusione precedente e lei non aveva sentito di dovermi comprendere. Tempo dopo, un suo saluto in chat e le propongo di sentirci al telefono.Un accento del sud e un tono maturo, nonostante il timbro giovanile, mi rassicurano. E iniziamo la nostra prima vera conversazione.Djarah, Ladri di denti, è un ottimo primo lavoro, una raccolta di racconti morbidi e taglienti. Per prima cosa, da dove nasce la tua passione per la scrittura?Mi è capitato diverse volte di ricevere domande simili, e ogni volta non ho saputo dare una risposta effettiva. O che mi soddisfacesse. Ma una cosa la so: tutte le passioni nascono quando sei un bambino. Chissà cos’è successo in quel periodo della mia vita. Devo essermi innamorata così tanto di qualcosa che ho letto che ancora oggi ci penso. E celebrare quel primo amore continuo a scrivere.Chi sono ora e chi sono stati i tuoi punti di riferimento letterari?Penso spesso a Toni Morrison, Elena Ferrante e Stephen King quando scrivo. Amo soprattutto il modo in cui raccontano la paura. Ho avuto paura molte volte nella mia vita, trovare un modo per mettere su carta un…
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Source: vogue.it