Mademoiselle Chanel è un’avida lettrice e si ispira ai grandi classici letterari per creare il suo stile Coco Chanel veste i suoi libri. Una rilegatura di cuoio, il pellame e la tintura fondono le proprie sfumature naturali, originando un inconsueto beige dai riflessi bruciati, un oro lucido ma velato dall’usura, un rosso non troppo cangiante, dalle crepe legnose – anche il nero non è profondo, si attenua adattandosi all’indole ruvida della copertina e ai segni biancastri di tante letture. “La donna che legge”, così è definita Mademoiselle in un’omonima mostra dedicatole dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro, a Venezia, nel 2016, in un’esplorazione del contenuto della sua biblioteca e di quelle parole lette all’infinito che, pagina dopo pagina, hanno composto il vocabolario stilistico della maison. Un rapporto – quello tra Coco e i libri – nato e progredito nei modi più semplici e consueti, che dalle letture d’evasione e di idilliache fantasticherie sfocia in una volontà di educazione e conoscenza, in una consapevolezza culturale che amplia la sua visione del mondo e della storia. Nell’infanzia, Chanel legge romanzi d’appendice fra le pareti umide e silenti di Aubazine. Pierre Decourcelle, René Maizeroy, Eugène Sue, Adolphe D’Ennery: gli autori a sua disposizione si dilettano in produzioni teatrali della domenica, in melense narrazioni dal romanticismo tradizionalista e pieno di illusioni, in storie strappalacrime di orfanelle che riscattano se stesse attraverso la bontà di cuore e una gentilezza fiabesca. L’adolescenza è l’era della poesia. Non ci sono poeti dei laghi inglesi sul suo comodino, ma una trafila nazionale e orgogliosamente francese dei grandi simbolisti dell’Ottocento. Charles Baudelaire è la base su cui si forma una piccola pila di visionari, una Babele ermetica dove ogni parola si discosta nel significato dalle definizioni effimere dei dizionari, culminando con le raccolte di Stéphane Mallarmé, la sua incompleta Erodiade e i suoi sette veli, Santa Cecilia che ricava arpe dalle ali degli angeli. L’era dei grandi classici sono gli anni dell’amore. È Boy Capel che la inizia ai misteri di Sofocle, Viriglio e Omero e alla perfezione del lirismo antico. Ne sorge l’attenzione per l’onirismo di Dante, l’alchimia e i trattati di topografia, aprendole le porte di un mecenatismo culturale che la conduce, nella maturità, a sostenere e finanziare giovani scrittori quali Pierre Reverdy e a frequentare…
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Source: vogue.it
Coco Chanel: i libri che hanno influenzato il suo stile
