Dopo gli ultimi capitoli di questa piccola antologia in cui sono stati riproposti alcuni articoli dedicati a progetti di montagna – di Gio Ponti, Carlo Mollino, Jean-Michel Frank, Not Vital – come richiede la stagione, l’appuntamento di oggi è invece in tutt’altro clima, perché vi portiamo nel deserto dell’Arizona. Andiamo a Scottsdale, oggi nell’area di Phoenix, dove quasi 90 anni fa, nel 1932, Frank Lloyd Wright (1867-1959) fondò nella sua tenuta, la celebre Taliesin West, la altrettanto famosa School of Architecture. Poco prima che, meno di un anno fa, la pandemia si impadronisse delle nostre vite e delle pagine dei giornali, era apparsa la notizia della chiusura della scuola per i mancati finanziamenti da parte della Frank Lloyd Wright Foundation, che ne detiene la proprietà. Da allora non sembrano essersi registrate ulteriori novità. Questa è la cronaca. A quella esperienza di vita e di lavoro voluta da Wright, Casa Vogue aveva dedicato il servizio che qui ripubblichiamo. Uscì sul numero di aprile del 2005. Altre volte la rivista ha parlato di Wright; la promessa è di riproporvi anche quei servizi. Agli appassionati della figura carismatica dell’architetto americano, nonché ovviamente della sua opera, si consiglia la bio fiction che lo scrittore americano T. C. Boyle scrisse nel 2009, “The Women”, (prontamente pubblicato da Feltrinelli, sempre nel 2009, “Le donne”). Una quasi biografia perché i narratori sono via via le donne, moglie, amanti di Wright, delle quali Boyle costruisce identità. E, a introdurle, ciliegina, è un altro personaggio d’invenzione eppure concretissimo: il giovane studente di architettura giapponese Sato Tadashi che approda alla corte dell’architetto nel 1932. Una lettura meravigliosa tra soap ed epopea. C’è in edizione economica. Da leggere, ponderoso, ma si divora. (Paolo Lavezzari) L’ingresso di Taliesin.
© Ralph WenigPer essere l’ideatore delle prairie houses, dell’architettura che si rifà all’epoca pionieristica, e della Broadacre City, comunità ideale per individualisti, Frank Lloyd Wright visse come un nomade. La sua carriera fu infinita e al contempo molto travagliata perché Wright non mancava mai di meravigliare e travolgere quelli che incontrava. Wright amava cambiare a sua convenienza fatti personali (età, amanti, competenze) e rapporti economici. Si infuriò e perse clienti, se ne procurò altri, ma rimase sempre instancabile promotore di se stesso e…
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Source: vogue.it